Ecco, il momento più bello e più eccitante è sicuramente quello della partenza della prova speciale.

La mattina della gara la prima cosa è la vestizione.

Quindi ti metti i calzini ignifughi, il mutandone ignifugo, la maglietta ignifuga e poi la tuta che sai che resisterà 1 minuto al fuoco.

Dopodiché ti porti dietro il casco e sotto casco e se sei navigatore le note e se sei pilota i guanti.
Dentro la macchina c'è il caldo. Sai già che soffrirà il caldo, ma non importa perché sono giorni che ti prepari per quello.

E intanto cominci a metterti il casco, il collare Hans sotto la cintura, il sotto casco con il interfono e il primo check è quello: “Funziona? Sì? Mi senti? OK!” e allora vedi che il cronometrista ti indica il pugno e ti indica il semaforo. E lì comincia l'agonia vera e propria, perché quello è il momento più terribile nel quale devi trovare il massimo della concentrazione ma l'agitazione è al massimo. Quei 30 secondi sono terribili e bellissimi.
C’hai l'adrenalina a manetta e non hai ancora il terrore di quello che succederà dopo.

Non ti curi più niente di quello che c'è intorno, il panorama che intorno è confuso, senti il pilota che respira e vedi che fai I gesti più inconsulti: si afferra al volante, prova di nuovo se ha inserito la marcia, tocca un amuleto oppure si fa il segno della croce a seconda che sia religioso o no. E tu invece, che sei navigatore, ti aggrappi alle note e punti i piedi perché sai che nella partenza avrai questa accelerazione fortissima, che non è solo fuori èanche dentro.

E il semaforo è rosso 15 secondi, giallo 5 secondi e poi lo dici e scandisci al pilota gli ultimi 5 secondi: cinque quattro tre due uno. Via! il semaforo diventa verde e tu parti.

Da quel momento tutto quello che c'era prima non conta più i rumori che sentivi nella macchina e la paura che si fermasse, il fatto che le gomme magari non sono scaldate bene non importa più nulla. L'importante è far bene quello che devi fare, quindi leggi le note al pilota, lo senti che è caldo, lui sente e ti dà dei feedback tipo più in fretta, più piano. Ma in realtà sei tu che devi dare il tempo di gara e quindi sei tu che dai il ritmo delle note, il ritmo della gara e lui ti segue e guida concentrato. Tu non guardi la strada, tu la senti e lui pure.

All'inizio addirittura passano 15, 20 secondi dove quasi non respiri, anche se leggi le note emetti fiato, ma non lo tiri dentro, perché la concentrazione è tale che per un bel po’ non riesci neanche a respirare.

Quando c'è lo stop d'arrivo e ti fermi per farti segnare il tempo dei cronometristi alla fine della prova a quel punto riesce finalmente a tirare un sospiro di sollievo ti guardi col pilota, ti dà il cinque, anche se magari la prova non è andata a meraviglia.

Però in quel momento riesce finalmente a tirar giù l'attenzione e piano piano scende.

Ma è solo allora che ti accorgi che intorno a te c'è un panorama e che ci sono delle persone che ci sono delle cose che il mondo ridiventa normale, ridiventa un ritmo normale.

Quello che mi è sempre piaciuto del rally, che poi è la morale vera del rally, secondo me soprattutto dei rally più duri e difficili, è una vecchia regola che c'era ai tempi nel regolamento che diceva che devi superare gli ostacoli di tua iniziativa. Ecco, il rally è una gara impegnativa, difficile, dove se non ti sai coordinare con gli altri e se non sai superare gli ostacoli di tua iniziativa, ma saperlo fare anche insieme agli altri, non farai mai nulla. E un'altra regola che si impara nei rally è che il rally si vince sulla pedana d'arrivo. Quindi se sei precipitoso, se hai voglia di dimostrare di essere migliore, probabilmente a quella pedana non ci arrivi.

Nelle gare automobilistiche, nel motorismo in generale, ci sono lunghissimi spazi di attesa perché devi fare le verifiche tecniche e quelle sportive, aspetti in fila per un sacco di tempo, fai un sacco di fila.

Ecco, ci sono queste attese del momento in cui la gara cominci. E allora il mondo diventa tutto un altro. E Steve McQueen diceva nel suo film 24 Ore di Le Mans “La gara è vita, tutto il resto è attesa”.

M. Cristina Marras