La maniglia della porta é di metallo. La porta é di quelle come nella mia infanzia, di legno leggero con grandi vetri smerigliati

quelli che si puliscono bene solo con mezzo limone

Porte che sembra che volino dalle mani e un po’ inciampano nello stipite, ad aprirle e chiuderle.

Ma è l’odore che striscia da sotto la porta a richiedere tutta la mia attenzione, un odore che è di malattia antica ancora prima che tu sappia cosa c’è dall’altra parte. È odore di mela cotogna dentro la credenza, in mezzo alle bomboniere, ma anche un po’ dolce

Perché non c’è niente di più dolce dell’oblio per chi non di accorge di dimenticare

Un odore che fa rumore di letti di ospedale come della prima guerra, con le infermierine con la croce in testa e la mantellina grigia. Ma anche odore di barattoli di cipria e di vestiti buoni per la messa di Pasqua e di scatole conservate dentro gli armadi

Foderati con carta da regalo colorata

Dietro la porta, dalle scale si arriva in un ambiente che disorienta dove gli oggetti hanno un senso compiuto ma mancano la logica che li unisce.

La bella credenza antica, i libri moderni che indicano abitudini letterarie, il soprammobile, la tazzina da the, il divano di stoffa grigia, le lampade come nelle riviste di architettura, il tappeto soffice, i vasi bianchi con dentro le erbe ai davanzali

Il letto con le sbarre, la sedia con la cinghia, la busta di plastica col catetere, le fiale, i flaconi delle medicine, i pezzi di gomma e i pupazzi e le bambole e i vestiti e la badante rumena e tutte le piccole cose ma poche

Tutte le piccole cose che sono diventate il suo mondo. Perché son sempre meno le azioni che riesce a compiere perché i suoni che sa emettere sono presi dall’oblio

Sono presi dall’oblio

E passando davanti a quella porta, e quando spingo la maniglia e la porta la apro e l’odore di alcohol e urina e medicinali e malattia

odore di alcohol e urina e medicinali e malattia

penso che è strano come la malattia che da’ l’oblio e si porta via tutti i ricordi abbia però scalfito la scorza più dura portando via la diffidenza, il brutto carattere, la rugosita’ di chi respinge il mondo e le carezze

e come l’oblio quello che ha lasciato intatto è solo un grumo morbido fatto di saliva e capelli nel pettine e vestagliette e piedi da coprire col lenzuolo

E come questo grumo morbido attende che anche l’ultimo pensiero venga dimenticato.

M. Cristina Marras