Le biglie di vetro, quelle che dentro hanno gli spicchi colorati, per me sono magiche. Da qualche parte ho visto un filmato che spiega esattamente come vengono fatte, ma, prima di tutto non me lo ricordo, e poi, c'è poco da fare, certe cose bisogna lasciarle con la loro magia. C'è poco da fare.

Quando ero bambina mia mamma non voleva che giocassimo con le biglie quando eravamo a casa. C'era questo gioco che tu lancia la biglia e quella che toccavi, era tua, tipo quando si gioca a bocce, e le biglie che vincevi le mettevi nelle tasche dei pantaloncini.

Ogni tanto con mio fratello ci giocavamo con le biglie, quando eravamo a casa e non potevamo uscire. Ma mia madre non voleva. Non tanto per i buchi che le biglie facevano tra una mattonella e l'altra, ma perché era pericoloso lasciarle in giro, che se uno non le vedeva ci metteva il piede sopra, poteva anche cadere.

Non ricordo quando mia madre ha messo la regola, forse dopo la prima volta che io non l'avevo vista e ci avevo messo il piede sopra ed ero caduta battendo la testa.

C'è sempre un lasso di tempo, un prima e un dopo, col nero, tutto nero, in mezzo.

E io ricordo solo una caduta all'indietro, poi più niente, neanche il dolore, il male del cranio che si schianta contro le mattonelle. Solo buio.

E poi mi risveglio bagnata e frastornata, ma soprattutto bagnata, perché mi stanno gettando acqua in faccia. E come rinvengo apro gli occhi e riprendo fiato, come dopo una nuotata sott'acqua, come uscendo dall'apnea. E la sensazione di bagnato è straniante.

Io da piccola svenivo spesso, cioè svenivo ogni volta che cadevo all'indietro e battevo la testa. Cioè, non è che succedesse così spesso, però ricordo perfettamente due episodi, uno appunto, uno degli ultimi, era quello delle biglie, e poi un'altra volta che io e mio fratello eravamo seduti su un muretto: un momento, sono lì, seduta, e improvvisamente mi sto svegliando tutta bagnata, con un sacco di gente attorno e mia madre che dice di allontanarsi alla gente, di lasciarmi spazio per respirare, come se l'ossigeno a disposizione fosse stato razionato e più gente c'è a respirare, meno ossigeno rimane per me.

A te il tubo dell'ossigeno l'hanno staccato, questo lo so. A te sicuramente la gente non ti si accalca attorno perché nella tua stanza non può entrare nessuno, solo i parenti, anzi solo un parente che deve essere lo stesso che entra la mattina e la sera, perché per poter entrare a vederti dormire bisogna fare il test per assicurarsi di non portare dentro infezioni.

Queste cose io però le immagino, non le ho viste in prima persona perché io da amica non sono niente e devo accontentarmi del bollettino su whatsapp che prima arrivava ogni giorno, anche se le notizie erano poche, adesso invece, dopo quasi due mesi, e più sporadico, la prognosi è sempre riservata, emorragia celebrale da rottura di aneurisma, non riescono a toglierla dalla sedazione, pressione intracranica, la devono operare di nuovo, ha avuto un vaso spasmo, ancora addormentata, ancora la febbre ancora...

Io leggo i messaggi e ti immagino in quel letto pieno di tubi. Mi viene da piangere se penso che sei sola per tutto il tempo, che anche se ancora sei lì che dormi, tutti i film che ho visto, tutti i libri che ho letto dicono che è importante continuare a parlare e stare con la persona mentre tu sei lì da sola.

Da quando ti sei addormentata sono successe tante cose, le sto segnando man mano che succedono così poi te le posso raccontare, tutte le cose che stanno succedendo nella nostra città.

Tutti dicono che dobbiamo aspettare che non possiamo fare altro che aspettare. Questa è la cosa più difficile.

Lo so che sono cose che vengono all'improvviso e che nessuno avrebbe potuto farci niente, eppure certe notti che non riesco a prender sonno, perché, amica mia, da quando ti sei addormentata è arrivata l'estate, mi vaga la mente. E lo so che non dovrei, ma i pensieri mi vengono, e penso che se l'ultima volta che ti ho visto quella mattina, quando avevi un aspetto terribile e non ti avevo mai vista così e mi hai detto che non avevi chiuso occhio, che saresti andata dal medico.

Ecco, se avessi lasciato tutto lì e ti avessi costretta, obbligata ad andare subito dal medico, forse non sarebbe successo, amica mia. Naturalmente lo so anch'io che non funziona così. E, anche se la sera avevi risposto al mio messaggio, va meglio, sono andata dal medico, far una radiografia... Non so, non era come le altre volte, quando la mattina dopo ti ho cercato, e tu non hai risposto, e ti ho lasciato un messaggio in segreteria, poi il giorno dopo ancora ho mandato un altro messaggio, ti ho chiamato, e tu non rispondevi... Io lo sapevo che era successo qualcosa.

Le biglie di vetro sono fantastiche. Se ti avvicini agli occhi ci guardi dentro, sembra che racchiudono un piccolo universo. A me viene voglia di entrarci dentro quel mondo colorato, perché lì, nella magia della biglia, tutto sembra ancora possibile.

M. Cristina Marras